
Era già da giorni che il mio pensiero tornava nostalgico a quelle giornate universitarie che ai tempi consideravo una monotona routine. Adesso prendere appunti seguendo una lezione di filosofia piuttosto che sentire l'adrenalina addosso per un esame incombente mi sembrano cose di una vita lontana, poco apprezzata nel momento stesso in cui sono state vissute. Ma d'altro canto si sa che tutto si apprezza, e magari rimpiange, a posteriori.
In questi giorni ho fatto ricerche in internet con l'intenzione di iscrivermi ad una specialistica, forse con l'illusione di potermi ancora una volta sentire una giovane studentessa universitaria, con un futuro da creare come una pagina bianca su cui scrivere. Mi soffermo ad immaginare come potrà essere e, anche se consapevole del fatto che dovrei vivere un'università mordi-e-fuggi (da non frequentante, ovviamente) devo ammettere che se penso di dover tornare sui libri mi sento - come si dice? - le farfalle nella pancia. E sono qua che rifletto.. Antropologia? Comunicazione e Marketing?

Oggi ero al centro commerciale con il mio ragazzo e con Gabri. Ero seduta ad un tavolino e stavo dando un po' di gelato al pargolo quando il mio sguardo ha incontrato quello di una vecchia collega universitaria che stava passeggiando col suo moroso. Ci siamo salutate e abbiamo realizzato che era una vita che non ci vedevamo. Anni. "Dalla Cina" ha detto lei. Sì, dalla Cina.
Tante cose sono cambiate. Io le ho presentato mio figlio e lei mi ha raccontato che poi ci è ritornata in Cina. E' stata a Pechino col suo ragazzo per un anno (tra l'altro la loro storia d'amore è nata proprio durante quelle cinque settimane di corso che avevamo fatto insieme a Shanghai).
In quel momento è successa una cosa strana. Io la guardavo sognante e per un attimo ho immaginato di essere lei, spensierata, figlia del mondo, libera. Ho immaginato di poter viaggiare, conoscere, sperimentare. Ho visto in lei quella che sarei potuta diventare e quello che non ero.
Ma lei guardava me. Guardava mio figlio. Si stava immaginando mamma, con un bimbo tra le braccia e un amore incondizionato che le riempiva il cuore. Tanto che mi ha detto: "Ti invidio". E io sono rimasta davvero stupita da queste parole. Forse poco comuni al giorno d'oggi, poco "di moda".

Un giorno lei sarà sudata, stanca, stremata ma col sorriso sulle labbra perchè avrà in braccio il suo bebè.
Io sarò lontano da qui, col mio ragazzo e il mio adorato bambino, in Cina o chissà dove, e anche io sorriderò.
C'è un tempo per
restare e un tempo per
andare.
I sogni sono parte di noi, non vanno lasciati morire. Siamo noi a decidere se domani ci sarà il sereno o pioverà. Noi che decidiamo se è tempo di vivere o di morire. Il sole deve prima splendere dentro di noi, solo così potrà splendere anche fuori.
Desideri, sogni ambizioni. Non vi lascerò morire. La vita è una sola e non si sa mai cosa c'è dietro l'angolo. L'importante è
come si aspetta e si affronta quello che ha in serbo per noi.
La maternità mi ha regalato qualcosa di importante, che prima non riuscivo a fare mio: la voglia di vivere.