martedì 31 marzo 2009

L'amore 'condizionato' dei papà

Spesso mi capita di notare come ad un padre interessi così tanto accertarsi che suo figlio, soprattutto se maschio, faccia delle scelte consone al suo genere sessuale.

Non vorrei assolutamente cadere nella generalizzazione che vede l'amore di una madre nei confronti dei suoi figli come incondizionato ma alcune cose posso constatarle empiricamente.
Lo vedo anche nel mio quotidiano, nel mio piccolo nucleo familiare.

Perchè a me non importa cosa deciderà di fare mio figlio 'da grande'? Perchè non mi interessa lo sport che praticherà, le sue future scelte sessuali? Non sto dicendo che a tutte le madri del mondo queste decisioni non stiano a cuore... Ma non posso fare a meno di notare l'interesse più o meno esplicitato che ha il mio ragazzo verso tutte queste cose.

Mi capita di biasimarlo anche se in fondo cerco di non farlo. Capisco che un uomo da quando nasce a quando muore ha da dimostrare qualcosa all'interno della società, alle donne e agli altri uomini. Questa 'cosa' si chiama virilità. Per quanto mi riguarda è una trappola. Sono contenta di sentirmi libera da questo. Io non devo dimostrare al mondo di essere 'donna', lo sono e basta.

A questo punto al padre preme che suo figlio non diventi omosessuale, che pratichi il calcio o il rugby piuttosto che il nuoto e -non sia mai!- la danza.

A me queste ristrettezze mentali mi innervosiscono. Un uomo, inteso come persona di genere maschile, non deve dimostrare di essere tale agli altri. Se ne sente il bisogno c'è qualcosa che dentro di lui vacilla, un'insicurezza latente.

Non è solo la donna ad essere rinchiusa in stupidi stereotipi. Anche i ragazzini maschi si trovano al giorno d'oggi a combattere in questa società, molto spesso con pessimi risultati.

Io mi chiedo se l'amore di un uomo per suo figlio sia condizionato. Mio padre mi ha sempre dimostrato il suo affetto solo se andavo bene a scuola, se gli sorridevo, se non ero scontrosa nei suoi confronti, se lo ascoltavo, se facevo ciò che mi diceva.

Ripeto, lungi da me generalizzare o asserire che l'amore di un padre sia meno profondo di quello di una madre. Ma mi chiedo quale sia la differenza intrinseca dei sentimenti di uno e dell'altro genitore.

Mi chiedo inoltre come potrei affrontare alcune circostanze che potrebbero far vacillare un giorno gli equilibri familairi.

Questa riflessione è nata da una semplice battuta che il mio ragazzo ha fatto oggi. Non è la prima volta. Lui dice che mi attacco troppo alle parole e che prendo sul serio tutto quello che viene detto, anche quando si scherza. Sì, io sto molto attenta a ciò che viene proferito. Nessuna parola è data al caso e dietro ad una battuta c'è sempre un fondo di verità.

Senza esagerazioni credo che, chi più chi meno, gli uomini siano legati a dei preconcetti per stabilire il legame affettivo da instaurare coi loro figli. Ovviamente col passare del tempo tutto ciò si è affievolito, ma all'interno della società ne rimane sempre una sopravvivenza che non può essere sottovalutata.


lunedì 30 marzo 2009

Questo bolg nasce sotto una cattiva stella...

Ieri sera ho deciso di aprire questo blog. Mi giro verso il mio ragazzo e gli dico: devo darti una cattiva notizia!
Sì, una pessima notizia per lui.
Dico solo che questo è stato il prestesto per l'ennesimo litigio.

Da quando è nato Gabriele, o per meglio dire da quando sono rimasta incinta, il mondo virtuale ha assunto una notevole importanza per me. Attualmente sono iscritta a tre forum e frequento altrettanti blog. Ecco, questo è fonte di stress per il mio lui. Dice che ormai mi sono alienata.

Attraverso internet ho conosciuto tantissime ragazze che sono madri ma soprattutto donne! Ho avuto la possibilità di raccontarmi, di essere consolata, di commuovermi... Mi sono sentita ascoltata, compresa, capita!

Secondo me è la vita di tutti i giorni che ci aliena. Io molto spesso in famiglia mi sono sentita così.

I giorni di una neomamma sono tutti uguali... o quasi.

Ho bisogno di raccontarmi... e non ditemi che mi sto alienando se non vi interessa ciò che ho da dire nella vita reale. Se quando parlo a malapena mi ascoltate. Se non riuscite a staccare gli occhi dalla televisione. Io comunico, voi subite.

Un benvenuto a tutti!