mercoledì 22 luglio 2009

Prodotti di questa società

D. è una ragazza di 23 anni. E' alta 1,65 e non pesa neanche 50 chili. Ma si vede grassa. No, non è anoressica. Ma a volte ha tentato di provocarsi il vomito. Quando è in mezzo alla gente si sente osservata e deve avere ogni centimetro del suo corpo sotto controllo. D. non va in piscina per non essere guardata dagli altri. Senza uno specchietto non esce di casa.
La mamma di D. ogni tanto va dal chirurgo plastico. Tempo addietro si è rifatta le tette. Dice a sua figlia che deve mettersi a dieta perchè così non sta bene.
D. esce con tanti ragazzi. Ma nessuno la conosce veramente. Non ha problemi a portarsi a letto gli ex delle amiche, come se questa cosa potesse darle sicurezza.
D. non riesce a trovare qualità in se stessa e cerca di appagarsi curando l'aspetto fisico e facendo sesso col maggior numero di ragazzi possibile, senza riuscire comunque a provare soddisfazione e stima di sè.

Io non so cosa possa pensare D. prima di andare a letto, nel buio della sua stanza. Credo che pianga e che si senta sola, divorata dall'ossessione di non riuscire ad essere semplicemente se stessa.
D. la conosco. Eravamo amiche.

giovedì 16 luglio 2009

L'immagine che ho di me negli ultimi tempi

Eloquente, no?

Qualcosa deve cambiare! Che dite?

domenica 12 luglio 2009

Nostalgia - parte seconda

Era già da giorni che il mio pensiero tornava nostalgico a quelle giornate universitarie che ai tempi consideravo una monotona routine. Adesso prendere appunti seguendo una lezione di filosofia piuttosto che sentire l'adrenalina addosso per un esame incombente mi sembrano cose di una vita lontana, poco apprezzata nel momento stesso in cui sono state vissute. Ma d'altro canto si sa che tutto si apprezza, e magari rimpiange, a posteriori.
In questi giorni ho fatto ricerche in internet con l'intenzione di iscrivermi ad una specialistica, forse con l'illusione di potermi ancora una volta sentire una giovane studentessa universitaria, con un futuro da creare come una pagina bianca su cui scrivere. Mi soffermo ad immaginare come potrà essere e, anche se consapevole del fatto che dovrei vivere un'università mordi-e-fuggi (da non frequentante, ovviamente) devo ammettere che se penso di dover tornare sui libri mi sento - come si dice? - le farfalle nella pancia. E sono qua che rifletto.. Antropologia? Comunicazione e Marketing?


Oggi ero al centro commerciale con il mio ragazzo e con Gabri. Ero seduta ad un tavolino e stavo dando un po' di gelato al pargolo quando il mio sguardo ha incontrato quello di una vecchia collega universitaria che stava passeggiando col suo moroso. Ci siamo salutate e abbiamo realizzato che era una vita che non ci vedevamo. Anni. "Dalla Cina" ha detto lei. Sì, dalla Cina.
Tante cose sono cambiate. Io le ho presentato mio figlio e lei mi ha raccontato che poi ci è ritornata in Cina. E' stata a Pechino col suo ragazzo per un anno (tra l'altro la loro storia d'amore è nata proprio durante quelle cinque settimane di corso che avevamo fatto insieme a Shanghai).
In quel momento è successa una cosa strana. Io la guardavo sognante e per un attimo ho immaginato di essere lei, spensierata, figlia del mondo, libera. Ho immaginato di poter viaggiare, conoscere, sperimentare. Ho visto in lei quella che sarei potuta diventare e quello che non ero.
Ma lei guardava me. Guardava mio figlio. Si stava immaginando mamma, con un bimbo tra le braccia e un amore incondizionato che le riempiva il cuore. Tanto che mi ha detto: "Ti invidio". E io sono rimasta davvero stupita da queste parole. Forse poco comuni al giorno d'oggi, poco "di moda".


Un giorno lei sarà sudata, stanca, stremata ma col sorriso sulle labbra perchè avrà in braccio il suo bebè.
Io sarò lontano da qui, col mio ragazzo e il mio adorato bambino, in Cina o chissà dove, e anche io sorriderò.
C'è un tempo per restare e un tempo per andare.
I sogni sono parte di noi, non vanno lasciati morire. Siamo noi a decidere se domani ci sarà il sereno o pioverà. Noi che decidiamo se è tempo di vivere o di morire. Il sole deve prima splendere dentro di noi, solo così potrà splendere anche fuori.
Desideri, sogni ambizioni. Non vi lascerò morire. La vita è una sola e non si sa mai cosa c'è dietro l'angolo. L'importante è come si aspetta e si affronta quello che ha in serbo per noi.
La maternità mi ha regalato qualcosa di importante, che prima non riuscivo a fare mio: la voglia di vivere.

sabato 11 luglio 2009

Solitudine

Solitudine. Tante definizioni.

Per me questa parola rimanda alla mancanza di comprensione e di condivisione che c'è spesso tra gli esserei umani. Anche laddove ci sembra di capirci, in realtà rimangono sempre degli scarti che non verrano mai colmati. Nessun uomo è un isola diceva qualcuno*.
Le isole in realtà sono collegate tra loro. Come gli uomini sono fatti della stessa carne, dello stesso respiro.
Gli esseri umani sono animali sociali, necessitano dell'altro. Comunicano, quindi hanno bisogno del diverso.

Necessitano. Hanno bisogno. Appunto.

L'uomo è intrinsecamente egoista: ogni azione che compie è autoriferita, anche quando apparentemente sembra essere il contrario, e serve ad appagare il proprio io pensante e agente.

E' per questo che l'essere umano è e rimarrà sempre solo.

- anche se sono consapevole che molti di voi la penseranno diversamente -


*John Donne

mercoledì 8 luglio 2009

Il Corpo delle Donne (il blog)

Sono una lettrice del suddetto blog e faccio circolare questa notizia:

Da stamane chi si vuole collegare al sito www.ilcorpodelledonne.com si trova l’accesso sbarrato da un avviso: "Alcuni lettori di questo blog hanno contattato Google poiché ritengono che il contenuto del blog sia opinabile."

Quali sono i contenuti opinabili?
E’ ancora possibile portare avanti una critica educata e circostanziata nella società in cui viviamo?
Siamo fiduciosi di potervi dare risposte rassicuranti al piu’ presto: ci siamo attivati per capire da Blogger chi e perché ci vuole oscurare. Interpelleremo un avvocato per seguirci.
Nel frattempo sarebbe utile che chi ci legge, se lo ritiene opportuno, faccia circolare il racconto di quanto sta avvenendo Al nostro blog per evitare che accada ad altri.




Questo dimostra come vanno le cose nel nostro Paese, dove vige l'ipocrisia assoluta. Sono davvero questi i contenuti da oscurare? O sono forse tematiche che destano le persone dall'intorpidimento voluto da chi sta al potere?
Dove finisce l'alienazione e comincia il libero arbitrio?


sabato 4 luglio 2009

Volti di donna

Cosa c'è da cancellare nei volti delle donne?












Donna araba

























Donna del Bangladesh






















Famosa attrice italiana



Che sia una feroce imposizione maschile, come nel caso delle donne islamiche coperte dal velo e delle donne del Banladesh bruciate con l'acido, o una scelta della stessa donna, come avviene in molti casi in occidente, il risultato è quello che i volti femminili finiscono per dissiparsi dietro a delle "maschere".
Non ha importanza in che luogo del mondo ci troviamo e con quali mezzi questo venga ottenuto, la forza atavica dell'imposizione maschile, che sia esplicita o implicita, permane ovunque.

Ma siamo sicuri che si tratti di davvero di forza? Se si parla di quella fisica è sicuramente così, ma essa nasconde una profonda debolezza maschile dettata dalla paura della perdita del controllo sulla donna.

Ed ecco che la forza femminile viene nascosta con un velo, cancellata dall'acido, annullata nelle fantasie di bocche audaci pronte ad assecondare le fantasie del maschio.

Con modalità diverse si ripete sempre la stessa cosa: la svalorizzazione dell'essere donna e l'annullamento dell'autodeterminazione femminile. Si deturpa l'immagine che la persona ha di se stessa, si indebolisce psicologicamente l'individuo, si cancella un'identità.

Anche nell'ultimo caso, quello di donne occidentali che decidono consapevolmente di cambiare i loro volti, la libertà di scelta è un'illusione; in realtà è sempre l'uomo che sceglie per loro. I connotati infatti si trasformano in base alla figura femminile che l'uomo ha modellato per assecondare i sui desideri: labbra carnose, seni prorompenti, glutei sodi. Possiamo chiamare libero arbitrio quello secondo cui agisce la donna occidentale? O dovremmo forse parlare di condizionamento, assoggettamento?

Gli uomini temono la forza della donna, i suoi sentimenti, le sue emozioni, le sue verità. E le cancellano. Che sia con un velo, con l'acido o con il bisturi.

giovedì 2 luglio 2009

Le tante facce del condominio - parte terza

Oggi un vecchietto del cortile si avvicina minaccioso e mi mostra un foglio con su scritto a computer e in stampato ciò che segue:


A TUTTI I CONDOMINI
DAI 60 AI 70 ANNI

CONSIGLIAMO

VENDETE LE
VOSTRE CASE E ANDATE AD
ABITARE NELL'OSPIZIO.


Mi spiega che nella casella per le pubblicità ha trovato un mazzetto di foglietti tutti uguali, che ha chiesto in giro ma è successo solo nel nostro cortile. Mi chiede di farlo vedere anche a mio marito e mi avvisa che andrà dai carabinieri - secondo me stava sondando il terreno -. Io gli dico che non ne so niente e chiedo qualche informazione in più. Dei sospetti iniziavano a venirmi...

Inizialmente ho pensato ai "mortinchiuppete" - così da me soprannominati - che stanno di sotto: l'allegra coppietta casinista che dopo messaggi anonimi (tra cui il mio post-it) e intimidazioni da parte dei vecchietti del cortile, che se la son presa col ragazzo perchè posteggiava la sua moto un po' ovunque (sotto la finestra della signora C., dentro al gazebo riservato alla pattumiera, ecc.), potrebbe aver cercato un modo per "vendicarsi". In effetti sono qui da pochi mesi e non gliene hanno fatta passare una!

Poi però m'è tornata alla mente l'accesissima lite avvenuta sul mio pianerottolo di cui ho già scritto... In effetti... Perchè non potrebbe essere stata la pazza isterica del piano di sopra? L'inferocito pitbull che stava per far venire un infarto ad un'anziana coppia di coniugi?

Si accettano scommesse!

p.s.: Ma che pettegola sto diventando? Peggio delle vecchie comari! Ah, vita da condominio...